I fiori di Bach e le personalità

Posted on

I fiori di Bach sono oramai conosciuti come rimedi “che armonizzano” diversi stati d’animo e fanno parte della Floriterapia, “una terapia con i fiori”, una delle discipline complementari che valutano l’essere umano a 360 gradi.

Furono inventati dal famoso medico inglese Edward Bach, il quale ne scoprì il meraviglioso potenziale grazie a diverse intuizioni che sentì di approfondire durante le sedute con i suoi pazienti.

Per poter parlare dei fiori bisogna accennare prima all’importanza del processo di realizzazione: vanno scelte le piante che crescono lontano dalla città e dall’inquinamento perché, essendo rimedi vibrazionali, emetteranno vibrazioni positive e pulite. Ogni fiore poi, raccolto nelle prime ore del mattino per sfruttare al meglio le sue proprietà, viene tenuto in un recipiente con acqua e riposto al sole. Successivamente va poi depositato in un altro contenitore con acqua e brandy o alcool affinchè venga garantita la conservazione della vibrazione e le caratteristiche che il fiore emanerà una volta assunto.

Una lavorazione alquanto bizzarra ma la sola capace di estrarre al livello energetico i principali benefici dei fiori rispettandone la natura. Ogni fiore poi è collegato a una personalità specifica.

Per quanto tempo si possono assumere?

Premetto che siamo tutti differenti e differenti sono i nostri blocchi energetici ed emotivi, di conseguenza non esiste un protocollo standard per tutti: ognuno di noi ha dei fiori specifici per il momento e per le necessità da trattare.

C’è da dire che la scelta di un fiore o una miscela di fiori, cambia secondo il periodo che stiamo vivendo: come cambia l’energia nel nostro sistema, delle stagioni, delle nostre emozioni e situazioni, cambiano anche i fiori essendo essi rimedi che agiscono sul nostro campo vibrazionale.

Generalmente il periodo varia a seconda di quanti strati è composto il malessere, delle varie origini e da quante resistenze la nostra mente impone nel processo di auto-guarigione: si può procedere per uno o due mesi con la stessa miscela o lo stesso fiore e il momento di cambiare arriva quando la problematica è stata superata o la persona si rende conto che si dimentica di assumere il rimedio dopo aver rispettato i ventuno giorni canonici che il nostro sistema ha bisogno per cambiare.

Quanti fiori di Bach sono stati realizzati? Quali squilibri ed emozioni aiutano ad armonizzare?

Inizialmente il dottor Edward Bach, individuò i primi “dodici guaritori” che serviranno a supportare i principali squilibri emotivo-energetici: successivamente ne formulò altri fino ad arrivare a 39 fiori in totale più uno, chiamato “Rescue Remedy” il fiore dell’emergenza, utilissimo nei momenti di bisogno immediato.

Chicory tratta “l’essere costretti” e aiuta a sviluppare l’amore verso di sé e gli altri; Mimulus è il fiore della paura e sviluppa il coraggio, la forza d’animo; Agrimony parla dell’irrequietezza e ridonerà la pace e la serenità; Sclerantus è il fiore dell’indecisione e porterà risolutezza e capacità decisionale; Clematis racconta la distrazione e riporterà la produttività creativa; Centaury parla di scarsa volontà e riporterà la forza; Gentian è il fiore dello scetticismo, del dubbio e aiuta nella comprensione; Vervain è per le persone troppo ambiziose e porta altruismo; Cerato disarmonico racconta la sfiducia in sé e aiuta per recuperare la saggezza; Impatiens tratta l’impazienza e aiuta a fermarsi per entrare in profondità; Rock rose è il fiore del terrore e infonde coraggio e l’ultimo dei dodici guaritori è Water Violet che rappresenta il dolore ed aiuta a riacquistare la gioia.

Descriverli uno ad uno non credo possa essere tanto interessante, ormai esistono libri un po’ ovunque: preferisco riportare le mie esperienze sul campo e questo probabilmente aiuterà il lettore a immedesimarsi e rivedersi.

I fiori possono essere abbinati alle personalità?

In linea generale sì, e si fa riferimento a sette personalità di base ed ognuna comprende una scelta di tre o più fiori a seconda dello squilibrio da trattare: il dottor Bach trovò quindi i fiori per la paura, per l’incertezza, per il disinteresse, per la solitudine, per l’influenzabilità, per lo sconforto e per l’iper protezione.

Da naturopata mi viene naturale associare un disturbo fisico con uno stato emotivo: ho trovato quindi molto utile associare i fiori con l’interpretazione che la medicina tradizionale cinese traduce con altri linguaggi espressi anche a livello fisico.

Per esempio: ultimamente ho visto una signora, molto deliziosa direi e dal fare gentile e a modo. Era la moglie di un medico e aveva un passato travagliato, dopo aver subito repentini trattamenti chemioterapici. Si è rivolta a me per un problema di gastrite. Dopo averle suggerito dei rimedi naturali e un cambio alimentare abbiamo trattato la parte emotivo-energetica legata al fatto che si sentiva “sopraffatta dagli impegni giornalieri di routine”. La miscela consigliata era composta da Gentian, il fiore delle persone pessimiste e scettiche, che in questo caso le avrebbe riportato sicurezza e capacità per affrontare gli ostacoli; Vine il fiore della persona ambiziosa desiderosa di controllare tutto, come effettivamente mi riportava la signora, l’avrebbe riportata a sviluppare amore e rispetto; il terzo fiore era Gorse il fiore della rassegnazione e le avrebbe donato la forza di affrontare le situazioni al di là del suo carattere impetuoso e forte, probabilmente una copertura; Wild Oat il fiore che tratta la propria missione e riporta a riscoprire il proprio valore e Sclerantus utile quando si è indecisi, quando si ha bisogno di scegliere ci si sente “ fuori di testa”.

Se notiamo tutti fiori legati a donare forza, accettazione di sé e capacità decisionale, fiori che ben caratterizzano questa persona e che in vibrazione negativa sfogavano sull’organo stomaco, organo “dell’accettazione”.

In primavera sono arrivate in studio diverse persone con problemi di pelle: orzaioli, blefariti, dermatiti.

Persone arrabbiate, irose, annebbiate dal furore che si sa essere l’espressione del fegato: una signora in particolare provava “furore verso me se stessa per non poter cambiare le sorti del mondo”. Era una donna di sani principi, molto sensibile, ma anche forte, che non potendo esprimersi liberamente per qualcosa di molto più grande di lei, aveva sfogato la frustrazione sulle palpebre. Dopo aver sistemato l’alimentazione e consigliato alcuni rimedi naturali, il fiore, Holly l’ha aiutata per l’ apertura di cuore: in fase disarmonica la persona “holly” vive la tendenza ad avvelenarsi e a trattenere, a lamentarsi del comportamento altrui, ad apparire offesa. Il fiore aiuta a sviluppare l’amore incondizionato lavorando sul fegato e sui polmoni, per sciogliere rancori e tirare un sospiro di sollievo. Mi ricordo di averle consigliato di passare una crema lenitiva sulle palpebre con l’aggiunta di un paio di gocce del fiore per rafforzarne l’effetto.

Un’altra persona arrivata con problemi di pancia, sosteneva di “provare oppressione verso la famiglia di origine”: la miscela uscita era composta da Larch il fiore dell’autostima, l’avrebbe aiutata per farsi forza, Elm il fiore della responsabilità per chi tende a diventare “schiavo del proprio ruolo” e Rock Water per le persone rigide, soprattutto verso se stesse, incapaci di ascoltarsi, che avrebbe sviluppato in lei la flessibilità anche da un punto di vista più sottile per esprimere l’intuizione, per ascoltare la parte più vera di sè.

Infine un uomo di mezza età, con problemi di insonnia e dalle caratteristiche somatiche che parlavano da sole: tristezza profonda, occhi e bocca verso il basso nascondevano un bel sorriso. Gli prescrissi Olive, il fiore che racconta la grande fatica di vivere, tutto pesa e si sente un grande esaurimento psico-fisico, sicuramente lo avrebbe aiutato per ridargli interesse per il presente ed energia fisica. Oltre naturalmente all’assunzione di altri rimedi naturali adattogeni per agire a livello fisico.

Non mi stanco mai del potere che questi rimedi offrono e sviluppano in ognuno di noi: bisogna avere pazienza, non sono farmaci e come tutte le cose hanno bisogno di un tempo d’azione. Il cambiamento è scomodo, anche per il nostro inconscio che sicuramente farà resistenza. Cambiare implica sacrificio, mettersi in discussione cadere inizialmente ma se si ha un grande “perchè”, tutto si sistema. È importante affidarsi a un professionista per poter apprezzare i benefici e che possa seguire i momenti di transizione, le crisi di guarigione e cambiare miscela al momento giusto.

Articolo pubblicato per www.ohga.it

Please follow and like us:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *