E’ capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di entrare in contatto con un professionista e non trovarsi a proprio agio.
Sentirsi non ascoltati, non compresi e “a pelle” provare fastidio e dirsi “da uno così mai più”. Intendo professionisti della salute ossia chi, a seconda delle specializzazioni, offre dei servizi di aiuto, cura, trattamenti e consulenze rivolti a persone che di certo, non stanno bene.
La prima volta mi è capitato all’età di 24 anni ricoverata per una appendicite e non commento la “modalità del controllo” post appendicectomia: sono letteralmente fuggita in sedie a rotelle dall’ambulatorio evitando ovviamente di farmi visitare! Non sono cambiata da quella volta.
Molti di voi ormai mi conoscono: le esperienze personali ci forgiano, ci offrono una crescita evolutiva, nel bene e nel male ci vengono dati dei messaggi, dei “consigli” per migliorarci. Personalmente le utilizzo come spunto professionale modificandole ovviamente di volta in volta.
Negli anni ho capito che la “tuttologia” non fa per me e ho scelto un approccio comunicativo basato in primis sull’onestà perchè sparare nel mucchio, occuparsi di tutto e tutti , alla fine richiede tanto spreco di energia e se non si è sicuri della materia, i risultati poi arrivano, ma a metà.
Questo porta frustrazione sia all’operatore sia un mancato risultato alla persona, cosa ben peggiore.
Cosa succede nel colloquio?
Ascolto le richieste della persona, prendo più informazioni possibile dello stile di vita, l’alimentazione, laqualità del sonno, le emozioni che vive in quel momento, osservo la lingua, le unghie, le pupille, i segni del viso, la postura…e ascolto.
Idem pr i bambini che spesso sono loro a scegliere il professionista dall’alto della loro sincerità!
Ecco perchè il colloquio conoscitivo è utile, si crea empatia, si instaura una fiducia reciproca: io stessa capisco SE posso aiutare e in caso COME, in caso contrario rimando a colleghi. La persona poi ha modo di sentire se affidarsi a me oppure in tutta onestà scegliere di rivolgersi a qualcun’ altro.
Onestà e rispetto. Alla fine la sera ti guardi allo specchio e capisci se“hai fatto tutto il possibile” o hai mentito per convenienza.
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